Pranzo cinese. Si avvicina il momento dell’entrata
al senato. Tutti in ufficio un po’ sul
computer, un po’ sul giornale, un po’
sul divano; Carlotta a correggere, riscrivere,
telefonare, cronometrare e.. ri-correggere,
ri-riscrivere, ri-telefonare e ri- qualcosaltro.
Arrivano in ufficio Franca, trafelata per finire
di sistemare il discorso, e Jacopo, anche lui
come me in evidente difficoltà con il
nodo della cravatta.
Penso che la senatrice non si sia nemmeno accorta
di quanti fossimo li dentro e chi ci fosse.
Momenti di panico perché non si trova
il pennarello con cui segnarsi dei punti del
discorso e sbotta: “ho sempre i pennarelli
dietro, ho cambiato borsetta perché sono
una st…za”.
Sorridiamo. Penso però: chi tra i parlamentari
riuscirebbe a darsi almeno del deficiente per
una dimenticanza?
La tensione sale; comincia la stampa (speriam
che la congiuntivite non peggiori, perché
le stampe di Franca sono al limite del poster..).
La televisione in ufficio comincia la diretta
con il senato. Io ho l’onore di assistervi
dal vivo con Jacopo.
Scendiamo assieme, mi verrebbe voglia di sdrammatizzare,
ma mi vengono solo cazzate. Me ne scappa qualcuna.
Evidentemente Jacopo ha altri pensieri e mi
bada relativamente, forse un po’ lo infastidisco.
Entriamo. I commessi ci fanno i dovuti controlli
e sul loro volto leggo: questo è il figlio
della senatrice, ma quest’altro chi è?
Mi verrebbe da rispondergli: sono l’amante,
ma mi arriverebbe una gomitata sui denti dal
mio illustre compagno.
Uno dei commessi, poi, bofonchia qualcosa sulla
cravatta, rivolgendosi a Jacopo “..anche
suo padre Dario ha dovuto mettersela..”,
mi scappa la cazzata “Dario chi?”.
Salendo le scale, però, cerco di capire
perché m’è scivolata fuori.
Chissà quante volte hanno chiesto e chiedono
a Jacopo dei suoi eccezionali genitori. Come
mi sentirei io ad esempio se alla fine delle
mie suonate o dei miei concerti-spettacolo mi
domandassero o portassero il discorso sui miei
in maniera sistematica?
Non ho il tempo di rispondermi, perché
sento crescermi un certo disagio per l’atmosfera
che mi circonda.
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